Un ingegnere informatico di 27 anni ci scrive dicendo che nell’ultima busta paga il suo stipendio è andato via per metà in tasse. Così ci scrive con rammarico che lascerà il nostro Paese per andare a lavorare all’estero dove la tassazione sui redditi da lavoro dipendente è più bassa. Si tratta di un brillante giovane con un ottimo stipendio che decide di dire addio al Bel Paese perché non ha senso che la fatica di studiare e lavorare alla fine sia vanificata da uno Stato esoso. Con la beffa che fra l’altro non restituisce nemmeno servizi che siano all’altezza del prelievo fiscale. Il problema è il “cuneo fiscale” e cioè le imposte e i contributi che gravano sul lavoro dipendente che portano il costo per l’azienda al doppio di quanto pagato al dipendente (che a sua volta è poi tartassato dall’IRPEF). Per restare in Europa (dalla Francia in su) il cuneo fiscale è molto ridotto e il sistema di welfare è parecchio efficiente, tanto che i giovani riescono persino ad andare a vivere da soli e possono permettersi il lusso di fare anche dei figli. Ricordate che la Fornero diceva che i nostri ragazzi erano schizzinosi? Beh lo racconti a questo ingegnere che anziché contribuire al progresso tecnologico del suo Paese andrà a sviluppare l’innovazione di qualche altro Stato. Siamo nella situazione in cui i giovani più intraprendenti vanno all’estero perché trovano migliori condizioni di vita, mentre a quelli che restano offriamo lavori che spesso sono al di sotto della professionalità acquisita o addirittura non si offre nessuna occupazione. Sorge il dubbio che questa situazione non sia casuale. Così come il potere finanziario ha necessità di manodopera a basso costo (e quindi non si oppone ad una immigrazione incontrollata), così per il nostro Paese il destino nell’Unione Europea è quello di non infastidire il gigante tedesco. Quindi si indebolisce il nostro sistema produttivo, con una valuta troppo forte e depredando le risorse umane più preparate e le aziende più promettenti. Siamo un Paese in vendita che ha tradito le aspettative dei propri giovani con l’aggravante che alla fine, se non ci saranno i nostri giovani a lavorare e a produrre, chi potrà pagare le nostre pensioni? Con il decreto dignità si cerca di invertire questa rotta e cambiare strada. Vedremo se verrà data la possibilità di ridurre il cuneo fiscale come propone il Ministro Di Maio oppure l’Europa insisterà per continuare sulla linea del rigore sui conti pubblici impedendo di investire e sviluppare il nostro Paese, per dare una possibilità ai nostri Giovani.