Finalmente, dai dati forniti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), si capisce chiaramente quello che affermo da tanto tempo su come funziona il modello di Sanità della Lombardia: l’unica Regione italiana che ha stabilito per legge parità di diritti e doveri fra soggetti pubblici e privati convenzionati e dove il privato fa il proprio business “privando” il pubblico di molte risorse.
Posti letto – su 100 posti in un ospedale pubblico, 45 sono occupati da chi entra dal Pronto soccorso.
Su 100 posti nel privato, solo 20 pazienti arrivano dal Ps. Per gli altri 80, le strutture accreditate possono programmare per tipologia i ricoveri.
Prestazioni del privato – gli interventi ben pagati: obesità con un rimborso di 5.681 euro; valvole cardiache, che valgono 21.882 euro; artrodesi vertebrali
Situazione a Milano – dominio del privato, contando anche i pazienti da fuori Regione, la sanità privata raggiunge percentuali tra l’85 e il 97% degli interventi e ricoveri di cardiologia, cardiochirurgia, ortopedia, e quelli ad alto fatturato, ma a rischio di inappropriatezza.
Cosa fa il pubblico – interventi poco remunerativi, ma molto comuni: parti, aborti, calcoli, polmoniti, appendiciti, tonsille. Le operazioni per tumore al seno sono equamente ripartite.
Gli ospedali pubblici sono in perdita, con la Regione che ogni anno deve ripianare i bilanci, mentre i gruppi privati fanno utili importanti.
Le liste d’attesa restano – secondo le linee guida nazionali in caso di rischio di aggravamento rapido della malattia l’intervento chirurgico deve essere eseguito entro 30 giorni.
In Lombardia per un intervento chirurgico oncologico bisogna aspettare 66 giorni nel 36% dei casi; per uno non oncologico 83 giorni nel 23% dei casi.