I dipendenti e i fornitori di Mercatone Uno pagano il conto di un’economia malata in cui il potere finanziario politico e giudiziario spadroneggiano sull’economia reale a danno della sana imprenditoria e dei lavoratori. Quella di Mercatone Uno è la rappresentazione dell’eredità lasciata dalla Seconda Repubblica. I commissari nominati da Calenda hanno accettato un’offerta da parte di un imprenditore che ha perfino peggiorato la situazione precedente, senza che i commissari si accorgessero di nulla. Logico che in una situazione di questo genere la Procura di Milano voglia vederci chiaro. E’ evidente che siamo di fronte a numerose violazioni di legge e alla completa incapacità dei commissari (pagati milioni di euro) di prevenire atti penalmente rilevanti. In una situazione di questo genere (che purtroppo è la prassi in certe vicende giudiziarie) quello che può fare il Ministero dello Sviluppo economico è ben poco. Non è il Ministero che deve intervenire nella prevenzione dei reati ma la magistratura e la polizia giudiziaria con i relativi ausiliari del giudice. Purtroppo assistiamo sempre di più a crisi aziendali che si concludono con il licenziamento dei lavoratori e con il portafoglio gonfio di certi imprenditori, commercialisti e avvocati senza scrupoli.
In questo conteso il Ministro Di Maio è intervenuto per:
garantire ai dipendenti gli ammortizzatori sociali a seguito della revoca del fallimento da parte del Tribunale di Bologna e l’ammissione all’amministrazione straordinaria;
a prevedere nel Decreto legge Crescita che il Fondo apposito per le vittime di mancati pagamenti, da 30 milioni di Euro, verrà esteso anche ai fornitori di Mercatone Uno, nel caso in cui l’azienda venisse imputata di bancarotta fraudolenta.
Purtroppo se un’azienda da 1.800 dipendenti e 60 milioni di debiti verso i fornitori (oltre a tasse non pagate per quasi 9 milioni) fallisce, la colpa non può essere addebitata all’azione di questo Governo, ma di chi in tutti questi anni ha deciso di depenalizzare il falso in bilancio e ha foraggiato con le banche i cattivi imprenditori e non le PMI che sono il vanto di questo Paese.