La sanità è la principale materia gestita dalle Regioni nel quadro normativo generale stabilito dalla legge 23 dicembre 1978, n. 833. Ogni Regione è quindi autonoma nel gestire le proprie risorse all’interno delle disposizioni nazionali. La Regione Lombardia ha deciso di dare attuazione al Servizio Sanitario Regionale secondo il principio di sussidiarietà, per cui le attività pubbliche possono essere prestate anche da soggetti privati con diritto al relativo rimborso. Negli anni della Giunta Formigoni questo concetto è stato talmente abusato da arrivare ad avere un sistema sanitario lombardo che per oltre la metà è gestito dal privato. Questo determina dei grossi problemi che sono evidenziati dai numerosi scandali che hanno interessato la sanità regionale. L’impressione è che ci sia un preciso disegno politico volto a privilegiare la sanità privata rispetto a quella pubblica. La Regione Lombardia è infatti l’unica in cui il ruolo del privato è preponderante e rischia seriamente di mettere in seria difficoltà la sanità pubblica, diminuendo quelle che sono le sinergie e le economie di scala. Del resto se la sanità privata è prosperata è perché c’è stato un arretramento di quella pubblica. Il rischio, se non si inverte la rotta, è di consegnare definitivamente la sanità lombarda in mani private, con i conseguenti pericoli in tema di abusi o di eccessivo costo delle prestazioni sanitarie. È evidente che l’interesse del privato è quello di fare profitti, quindi la possibilità di pratiche sul prezzo eccessivamente onerose è molto elevato. La disorganizzazione in cui verte il sistema sanitario lombardo è tesa a favorire proprio l’attività del privato. La gestione della cronicità va in quella direzione, con l’impossibilità, per il sistema pubblico, di gestire tale criticità. La cronicità assorbe l’80 per cento delle risorse regionali e quindi la partita è centrale per il futuro del sistema sanitario lombardo. Il fallimento del sistema di gestione come fin’ora delineato rende l’idea di quale direzione vuole intraprendere la Regione Lombardia. Se poi a tutto ciò aggiungiamo che con la riforma del 2015 si sono disegnati i confini di ATS e ASST in modo parecchio discutibile, viene naturale chiedersi se il diritto alla salute potrà essere ancora garantito in futuro secondo canoni accettabili. Di certo non è accettabile che, su 18 enti di ricerca in Regione Lombardia, 14 siano privati e solo 4 pubblici. Alla nostra richiesta di elevare l’Ospedale San Gerardo di Monza a IRCSS non è stata data risposta. In compenso la Regione ha in programma di realizzare nuovi mega-Ospedali, i quali, viste le modalità con cui vengono affidati gli appalti, non vedranno la luce prima dei prossimi 10 anni. È evidente che anche la programmazione degli interventi è fatta per permettere ai privati di intervenire a colmare le lacune da qui alla realizzazione di queste opere che sembrano delle vere chimere. Infine, la vicenda della riorganizzazione della ASST di Monza e Vimercate non può prescindere da una verifica sulla necessità di mantenere l’Ospedale Mandic con l’ASST di Lecco e non per ipotesi, di fare sinergia con quello di Vimercate, lasciando a Desio la gestione della Brianza ovest con Monza a fare da ente di ricerca. Di tutti questi aspetti parleremo nella serata del 15 febbraio a Merate.