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MANOVRA 2019 E AFFIDAMENTI DIRETTI: FACCIAMO CHIAREZZA

Nella manovra finanziaria sono stati previsti investimenti in piccole opere dei Comuni per 400 milioni di euro, dalla messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici alla valorizzazione del patrimonio comunale. In particolare il contributo è di 40mila euro per i Comuni fino a 2 mila abitanti, di 50mila euro per quelli fino a 5mila abitanti, di 70mila euro per i Comuni fino a 10mila abitanti e di 100mila euro per quelli fino a 20mila abitanti. Per poter rendere immediatamente spendibili tali somme e permettere anche un rilancio dell’economia, è stata anche prevista per il solo anno 2019 l’innalzamento della soglia di affidamento diretto degli appalti per i Comuni che passa da 40 mila a 150 mila euro. La procedura negoziata con l’innalzamento della soglia sarà valida in via sperimentale per un anno, in attesa della revisione complessiva del Codice degli Appalti. Si tratta di una norma che ha fatto molto discutere perché  la deroga al codice degli appalti e il richiamo alla trattativa diretta viene associato a discrezionalità negli affidamenti. Occorre fare delle precisazioni in merito. La norma prevede che le stazioni appaltanti, in deroga all’articolo 36, comma 2, del decreto legislativo n. 50/2016, possano procedere all’affidamento di lavori di importo pari o superiore a 40.000 euro e inferiore a 150.000 euro mediante affidamento diretto previa consultazione, ove esistenti, di tre operatori economici e mediante le procedure utilizzate per i lavori di importo pari o superiore a 150.000 euro e inferiore a 350.000 euro. Quindi, in primo luogo, si deve considerare che è necessario richiedere tre 3 preventivi, venendosi così a instaurare comunque  una procedura concorsuale. Si tratta poi di lavori pubblici che,  visti gli importi “minimi” poco si prestano a procedure aperte dove chiunque può partecipare e dove spesso chi vince non conclude i lavori perché non remunerativi. La norma, a fronte di un codice degli appalti troppo rigido, cerca di ovviare alla situazione mediante forme più flessibili e aderenti al tessuto economico italiano fatto di piccole e medie imprese. Tale norma, dovrebbe quindi permettere di poter effettivamente spendere i 400 milioni nell’ambito dell’anno 2019. A chi sostiene che la norma rischia di essere fonte di abusi faccio queste osservazioni. Innanzitutto, l’applicazione della norma è di competenza di dirigenti e funzionari dei Comuni. Se si ritiene che ci siano funzionari non trasparenti occorre rimuovere questi funzionari, senza rallentare i lavori. Se c’è un problema di onestà nell’applicare le norme sugli appalti, rendere queste più rigide non è la soluzione perché ingessa l’economia. Si aumentino i controlli e si inaspriscano le sanzioni ma non possiamo rimanere ingessati in un codice che blocca un intero sistema, e oltretutto non aiuta di certo a diminuire la corruzione. Occorre sottolineare infine la carenza di risorse umane in cui vertono i comuni italiani con personale poco specializzato in certi settore che rischia di vanificare l’importante apporto offerto dal Governo con la Manovra del Popolo.

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