La Procura di Agrigento ha indagato il Ministro Salvini per alcuni reati tra cui il sequestro di persona circa i fatti della nave Diciotti. A prescindere dal fatto che per i fatti del G8 di Genova (correva l’anno 2001) la Giustizia per fare il suo corso ha impiegato oltre 10 anni, molti degli imputati di fatti gravissimi hanno poi fatto una grande carriera. E ciò nonostante la Cassazione, nella motivazione della sua decisione del 2013, a proposito dei fatti di Bolzaneto, parla di un “clima di completo accantonamento dei principi-cardine dello Stato di diritto”. La Corte di Strasburgo, nel 2017, ha condannato l’Italia e nelle motivazioni della sentenza imputano allo Stato italiano una responsabilità per le violenze delle forze dell’ordine e per non aver condotto indagini efficaci. Nella sentenza è stato anche evidenziato che nessuno dei responsabili delle atrocità ha fatto un solo giorno di carcere. Mi limito solo a rilevare che evidentemente la Magistratura è diventata molto più efficiente e tempestiva nelle sue attività. Ma cerchiamo di capire in cosa consistente l’indagine “flash” del Procuratore di Agrigento e quali effetti potrebbe avere.
Quando si ravvisa la possibilità che un ministro abbia commesso un reato non comune, ma nell’esercizio delle funzioni ministeriali, si deve attivare la procedura davanti al Tribunale dei ministri.
Il Tribunale dei ministri è un collegio costituito presso il Tribunale del capoluogo del distretto di Corte d’appello competente per territorio dove il reato ministeriale è stato commesso (in questo caso Palermo per Agrigento), ed è composto ogni due anni da tre membri effettivi e tre supplenti estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei Tribunali del distretto.
Questo collegio ha tre mesi per compiere le indagini preliminari e, sentito il pubblico ministero, può disporre l’archiviazione con decreto non impugnabile; oppure trasmettere gli atti con relazione motivata al procuratore della Repubblica, affinché li rimetta immediatamente al Presidente del Senato (di cui è membro Salvini), che a sua volta li invierà alla Giunta per le autorizzazioni a procedere.
La Giunta riferirà al Senato, che entro due mesi potrà negare l’autorizzazione a procedere ove a maggioranza assoluta ritenga insindacabilmente che il ministro indagato abbia agito «per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante» o «per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo». Se invece il Parlamento concederà l’autorizzazione a procedere, restituirà gli atti al Tribunale dei ministri affinché continui il procedimento secondo le norme processuali ordinarie e i relativi gradi di giudizio.
Al di là che il processo si trasformerebbe in un sindacato sull’attività di Governo, e quindi vedo difficile che questa indagine possa avere delle concrete possibilità di giungere ad un giudizio ordinario, il dato politico che emerge è che inevitabilmente Salvini è sotto scacco non tanto della Magistratura (che diventa incredibilmente celere quando ci sono di mezzo esponenti del Movimento 5 Stelle) ma quanto del Movimento 5 Stelle. Intanto la Lega non può far cadere il Governo almeno nel breve periodo perché ha bisogno della maggioranza assoluta al Senato per non far accettare la richiesta di autorizzazione a procedere. Di conseguenza il Ministro Salvini non potrà più agire come “libero battitore”, ma dovrà rientrare nei ranghi di Governo e attivarsi come tutti gli altri colleghi Ministri nella realizzazione del Contratto di Governo senza troppe “esternazioni”. Da questa difficile vicenda quindi l’attività di Governo rischia di uscire rafforzata anche a fronte di un’attività politica della Lega che dovrà essere maggiormente prudente e in linea con il ruolo istituzionale che si richiede ad esponenti del Governo.