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GIOCHIAMO ALLE AUTOSTRADE: IL CASO BRE.BE.MI.

L’autostrada A35, nota anche con la sigla BreBeMi collega le città di Brescia e Milano ed è di proprietà per circa 80 % di Autostrade Lombarde che a sua volta è di proprietà per circa il 50 % di Intesa San Paolo. La restante parte del capitale è di proprietà dei costruttori privati che hanno realizzato l’opera. Regione Lombardia partecipa in misura marginale tramite Milano Serravalle.

Il bilancio di BRE.BE.MI. è talmente messo male che la società deve essere ricapitalizzata dai soci perché il patrimonio netto è ora negativo di 138 milioni di euro. La BREBEMI a fronte di un fatturato di quasi 65 milioni di euro ha avuto nel 2017 una perdita netta di quasi 40 milioni.

Ma in fase di business plan era previsto che l’andamento fosse così negativo oppure ci troviamo di fronte a degli errori clamorosi? Chi doveva vigilare, ha controllato?

L’autostrada, aveva un costo preventivato di circa 800 milioni di euro, tuttavia, i costi sono lievitati fino a 2 439 milioni di euro, in gran parte coperti dalla Banca europea degli investimenti (prestito da 700 milioni) e dalla Cassa depositi e prestiti (820 milioni). Beneficiari dei maggiori costi sono stati i soci che hanno  realizzato l’opera che evidentemente hanno sbagliato il preventivo. Nonostante il pedaggio doppio rispetto alla A4, il pareggio di Bilancio è così lontano (in pratica è un’autostrada deserta) che il governo italiano, con la legge finanziaria del 27 dicembre 2014, e la Regione Lombardia hanno stanziato complessivamente 360 milioni di euro (di cui la Regione 60) per tappare i buchi. Naturalmente a fondo perso senza diventare proprietari di un metro di autostrada. Non poteva poi mancare un’estensione della concessione di 6 anni in violazione di Legge per favorire il riequilibrio economico finanziario dell’opera. Insomma sbagliano loro e paghiamo noi.

A fronte di un indebitamento di quasi due miliardi di euro ci sono da pagare oneri finanziari (interessi passivi e commissioni sui derivati) pari a 80 milioni di euro all’anno. A fronte di 60 milioni di fatturato viene da chiedersi chi ha fatto i conti sulla sostenibilità dell’opera. Del resto “la Società ha richiesto ai soci di poter rimodulare il tasso di interesse del finanziamento proponendo di adottare l’1% dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2019 e il 13,42% dal 1° gennaio 2020 fino alla completa estinzione dei prestiti. Le attuali condizioni prevedono l’incremento dall’attuale 1% al 12,01% a partire dal 1°gennaio 2018.

Il gioco delle autostrade insomma funziona così: si prende un tracciato che potrebbe rendere, si trova una banca disponibile a prestare soldi ai soliti noti, si mettono insieme i signori degli appalti detti anche contractor, e si devasta il territorio. Realizzata l’opera i contractor incassano i soldi dell’appalto e fanno la manutenzione e la banca introita gli interessi. Se l’opera funziona si diventa ricchi come i Benetton e se va male…… comunque per gli appalti i soci hanno incassato i soldi, gli interessi passivi li prende la banca e poi si chiede allo Stato di saldare i debiti. Naturalmente per lo scempio che si è fatto del territorio nessun dice nulla. Tanto viviamo già in una delle zone più inquinate e urbanizzate del Pianeta.

admin

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