Ho deciso di far parte della commissione carceri della Regione Lombardia perché credo che la situazione carceraria sia l’epilogo di un sistema penale e sanzionatorio che non funziona correttamente. La Regione Lombardia ha approvato sul tema la Legge Regionale 24 novembre 2017 n. 25 Disposizioni per la tutela delle persone sottoposte a provvedimento dell’Autorità giudiziaria e il difensore civico regionale svolge la funzione di garante dei diritti del detenuto.
Come nel resto del Paese anche le carceri Lombarde sono sovraffollate e per la metà occupate da stranieri, per circa il 30 % da tossicodipendenti e i reati più rappresentati sono quelli contro il patrimonio e connessi agli stupefacenti.
In queste condizioni perseguire l’obiettivo della Legge regionale di “promuove azioni volte al loro recupero e reinserimento nella società e a favorire il minore ricorso possibile alle misure privative della libertà” è effettivamente complicato. Del resto ci sarebbe anche da chiedersi se l’articolo 27 della Costituzione che prevede “Le pene ….devono tendere alla rieducazione del condannato” sia la corretta sanzione per coloro che delinquono per reati connessi alla droga o per disagio sociale. Il detenuto ha comunque un costo e in ottica preventiva si dovrebbe cercare di risolvere le cause che portano a delinquere. Il disagio socio economico può essere alleviato con il reddito di cittadinanza e per quanto riguarda le sostanze stupefacenti il “proibizionismo” ha come sicuro effetto quello di arricchire le mafie, ma di essere poco efficace nella prevenzione. Insomma la vera emergenza sono i reati dei “colletti bianchi” quelli di natura economico finanziaria che vanno dalla corruzione ai reati finanziari. Su questo si dovrebbe concentrare la magistratura come priorità. Altrimenti continueremo a riempire le carceri di poveri disperati, spesso con delle patologie legate alla tossicodipendenza, a cui il carcere fa più male che bene.